Come i Vangeli narrano l’evento: il caso del Battista in Giovanni
di Stefano Tarocchi · Di recente ho inteso evidenziare come la narrazione di ogni singolo evangelista viaggia su un suo proprio binario. Quando poi a essere narrato è lo stesso evento, in questo caso il battesimo, diventa molto è importante vedere come.
Dopo il Vangelo secondo Luca, adesso vorrei affrontare la narrazione secondo Giovanni. Oltre a tutto, questo breve percorso vuole essere come una preparazione alla liturgia del giorno di Natale, che ogni anno è la memoria della nascita di Cristo.
Subito dopo il celebre prologo che apre il quarto vangelo (Gv 1,1-18) – non è una semplice introduzione al testo bensì una densa riflessione teologica –, si viene a porre in primo piano la figura di Giovanni il Battista. Fra l’altro, l’evangelista lo aveva nominato all’interno del prologo, e per ben due volte.
Una prima volta il Battista è richiamato per differenziare la sua figura da quella di Gesù: «venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce» (Gv 1,6-8).
Si scorge qui la traccia di una sottile polemica contro i discepoli del Battista, quando questi ormai era morto da tempo, per tentavano di opporlo alla figura di Cristo: la luce è il Cristo, perché solo lui è chiamato a rivelare il volto di Dio. Si riprenderà questo elemento nella prima lettera di Giovanni: «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5).
D’altronde il compito di essere luce non è senza conseguenza, tenendo conto di come il Cristo è stato accolto da quanti gli si sono rivelati ostili, compreso il suo stesso popolo: «veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure, il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati» (Gv 1,9-13). E ancora sia aggiunge che la luce non è stata sconfitta dalle tenebre che la combattono costantemente: «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,4-5).
C’è inoltre un secondo passaggio nel prologo di Giovanni che va notato, anche perché costituisce il collegamento al testo che vorremmo poi mettere in luce: «Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,15-18).
È a questo punto che l’autore del quarto Vangelo afferma con forza che Giovanni Battista è solo un testimone. Ciò diventa importante a proposito del battesimo, e del modo come l’evangelista Giovanni introduce nei fatti la testimonianza del Battista: «questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo» (Gv 1,19-27).
C’è una frase significativa, che ci informa sulla geografia di questi avvenimenti: «questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando» (Gv 1,28).
È qui però che l’evangelista, quando racconta la prima settimana dell’attività pubblica di Gesù, offre attraverso le parole del Battista uno sguardo straordinario sulla figura e il ruolo del Cristo: «il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1,29-34).
Giovanni rinvia sempre al Cristo, indicato come colui che prende su sé ed elimina la colpa alla base di tutte le altre: «il peccato del mondo». Detto in altre parole, non accettare che Gesù è veramente uomo oltre che vero Dio.